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Il bene e il male Sei sfumature di Noir (una questione di genere) Definire esattamente un genere cinematografico è sempre un’operazione pericolosa e in qualche modo fuorviante, imprigionando la libertà creativa di fondo di ogni artista nonché quella interpretativa degli spettatori. Questo tipo di classificazioni ha senza dubbio un’origine sensata nelle esigenze produttive dei grandi Studios hollywoodiani (anche per marcare le proprie “linee editoriali”) e molto utile nel mondo Critico e Accademico fino a quando tutto questo si limiti a illuminare con precisione le strutture costitutive di una certa tipologia di film, magari in confronto ad altre. Invece, per lo spettatore comune, tale abitudine a classificare un film ponendo attenzione alla “categoria di appartenenza” piuttosto che alla sua irriducibile unicità, rischia di educarlo a riconoscere solo il già noto e ad innamorarsi degli stereotipi, assecondando un po’ troppo quella nostra pur naturale tendenza alla “coazione a ripetere” che nel mondo del Cinema è fortissima (basti pensare agli odierni infiniti sequel che raschiano il fondo del barile dei nostri desideri per il bisogno di incassare dei produttori). Cercheremo allora di aggirarci nel genere Noir senza troppe preoccupazioni filologiche ma non mancando certo di rilevarne gli elementi maggiormente ricorrenti: ombre, chiaroscuri, pioggia, ambienti interni e urbani… E naturalmente analizzeremo i suoi tipici ingredienti umani: investigatori privati, donne “fatali” e poliziotti sospesi dal servizio o all’ultimo giorno di lavoro (e dunque finalmente operanti sul confine, quando non aldilà, della Legge). Ma se nei primi tre incontri di questo ciclo ci occuperemo dei grandi classici del Noir hollywoodiano nella seconda parte ci apriremo ad osservare splendidi film non necessariamente classificabili nel genere Noir rigidamente inteso, ma che di questo ne conservano senz’altro alcuni fondamentali elementi costitutivi. Tra questi, ovviamente, il conflitto tra il Bene e il Male, visti però non come il Cinema era perlopiù abituato a fare classicamente (buoni contro cattivi) ma come polarità interiori di ciascun uomo. Ma evidenzieremo anche il tema sotteso a tutti questi film, ovvero il rapporto problematico, seduttivo e dominato da violente passioni, fino a divenire allucinato, degli uomini con le donne. Davvero dunque una questione di genere, in film (e prima ancora nei cosiddetti racconti letterari hard boiled da cui sono tratti o ispirati) molto chiaramente improntati di uno sguardo maschile quando non propriamente maschilista. Ne è una traccia eloquente il linguaggio: le donne di questi film hanno appellativi quali “Bella, Dolcezza, Bambola, Zucchero” e vengono giudicate “uno schianto” non certo per le loro qualità interiori. D’altra parte anche loro, consapevoli di subire questa sorta di traduzione simultanea in senso erotico, sembrano stare al gioco, usando la propria bellezza per manipolare gli uomini caduti nella loro rete. Sarà un meccanismo di difesa? Una parità raggiungibile solo in modi perversi? O più semplicemente l’ennesimo frutto malato di uno sguardo maschilista che nelle donne dotate della capacità di piacere vede sempre e solo delle astute tentatrici (per non dire di peggio)? Di questi “superbi esemplari”, comunque, non c’è mai da fidarsi del tutto e nonostante ciò risulta impossibile non rimanerne soggiogati. Lo schema del possesso, tipico del Potere maschile, trova dunque il suo contrappasso femminile in quello, sottilmente demoniaco, della possessione. Come se l’attrazione verso le donne (resa “colpevole” all’origine da un desiderio non paritario) si traducesse inesorabilmente in perdizione. Carlo G. Cesaretti Auditorium della Biblioteca di Bussero via Gotifredo da Bussero, 1 Il Corso inizia 15 ottobre per 6 martedì consecutivi Costo del corso € 35,00 + tessera ChiaroScuri & Altre Storie | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
di 10 euro ed è valida 365 giorni | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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